Quando un dipendente riceve dal proprio datore di lavoro una lettera di contestazione di illecito disciplinare (c.d. lettera di richiamo) può essere un momento difficile e delicato, in considerazione delle conseguenze che questa può avere, che possono arrivare fino al licenziamento disciplinare.
Si tratta di una comunicazione formale che viene inviata per esprimere contestazioni riguardanti il comportamento tenuto dal lavoratore e/o le modalità di esecuzione della prestazione lavorativa.
Rispondere a una lettera di richiamo in modo appropriato è essenziale per gestire la situazione in modo professionale e costruttivo e talvolta persino per salvaguardare il proprio posto di lavoro.
Che cos’è una lettera di richiamo
Una lettera di richiamo è un documento scritto inviato dal datore di lavoro ad un dipendente per comunicare una contestazione specifica riguardo ad un suo comportamento inadeguato o che possa essere lesivo dei doveri e degli obblighi derivanti dal rapporto di lavoro e dalla legge.
Rapporto tra datore di lavoro e dipendente
È fondamentale ricordare che il lavoratore dipendente è subordinato al potere direttivo del datore di lavoro ed è soggetto agli obblighi stabiliti dalla legge, dal contratto di lavoro e dal contratto collettivo nazionale di lavoro. I principali doveri del lavoratore sono i seguenti:
1) dovere di diligenza: s’intende l’accuratezza e l’impegno che il lavoratore deve mettere nella realizzazione della prestazione richiesta;
2) Dovere di collaborazione: Il lavoratore deve non solo mettere le energie lavorative a disposizione del datore di lavoro ma deve anche fare in modo che questo possa utilizzarle proficuamente e dunque deve collaborare con gli altri lavoratori per consentire il conseguimento dell’obiettivo che l’azienda si prefigge.
3) Dovere di obbedienza, ossia l’obbligo di osservare le disposizioni che il datore impartisce per la corretta esecuzione del lavoro;
4) dovere di fedeltà: il dipendente deve mantenere un comportamento fidato rispetto al titolare dell’impresa, tutelandone in qualsiasi modo gli affari. Per questo motivo, egli non deve porsi in concorrenza con l’imprenditore per cui lavora, evitando di creare pregiudizio all’attività in cui egli stesso è cointeressato per mezzo del contratto.
Cause legittime di una lettera di richiamo
I comportamenti che possono portare ad un richiamo disciplinare possono essere molteplici, ed in generale consistono in una violazione dei doveri e degli obblighi nascenti dal rapporto di lavoro, tra questi:
1) Comportamento inappropriato sul posto di lavoro;
2) Insubordinazione ai superiori;
3) Assenteismo, ritardi o abbandono del posto di lavoro;
4) Errata e/o negligente esecuzione della prestazione lavorativa;
5) Violazione delle politiche aziendali o delle norme del contratto di lavoro;
Tempistiche e modalità di consegna della lettera
Secondo l’art. 7 dello Statuto dei lavoratori “il datore di lavoro non può adottare alcun provvedimento disciplinare nei confronti del lavoratore senza avergli preventivamente contestato l’addebito e senza averlo sentito a sua difesa”. (…)
In ogni caso, i provvedimenti disciplinari più gravi del rimprovero verbale, non possono essere applicati prima che siano trascorsi cinque giorni dalla contestazione per iscritto del fatto che vi ha dato causa”.
Questo significa che il lavoratore non può essere sanzionato con un provvedimento disciplinare se prima non gli viene contestata per iscritto, con una lettera, la mancanza commessa.
Trattandosi di un documento ufficiale, la lettera di richiamo deve rispettare una serie di requisiti formali per essere valida e deve contenere al suo interno:
- le motivazioni del richiamo, ossia indicare in maniera chiara e precisa il fatto e/o il comportamento contestato al dipendente, in modo da consentigli di potersi difendere;
- deve essere tempestiva, ossia deve essere emessa dopo un lasso di tempo ragionevole da quando il lavoratore ha commesso il fatto o il datore di lavoro ne ha avuto conoscenza;
- deve essere immutabile, tale per cui il datore di lavoro non può sanzionare il dipendente per fatti differenti rispetto a quelli oggetto della contestazione.
- deve indicare il diritto del lavoratore di poter fornire giustificazioni entro 5 giorni dalla ricezione della lettera;
- deve essere consegnata di persona al dipendente oppure inviata tramite raccomandata con ricevuta di ritorno o a mezzo posta certificata (se il lavoratore è titolare di indirizzo pec);
Come rispondere a una lettera di richiamo
Il dipendente ha cinque giorni di tempo per fornire le sue giustificazioni e può farlo con una lettera di risposta oppure chiedendo al datore di lavoro di essere sentito in un colloquio.
Nella lettera di risposta bisogna fornire le proprie giustificazioni, contestando i fatti ed indicando i motivi a propria discolpa. Se il fatto contestato è conclamato e la posizione è difficilmente difendibile, può anche essere utile porgere le proprie scuse.
A questo punto il datore di lavoro può accettare le giustificazioni oppure applicare una sanzione disciplinare.
Nel secondo caso il datore di lavoro deve procedere con una nuova lettera in cui comunica la sanzione applicata (che può andare dal richiamo, per i fatti più lievi, fino ad arrivare al licenziamento, per quelli più gravi).
Di solito i contratti collettivi prevedono un termine (che può variare dai 7 ai 15 giorni) dalla ricezione della lettera con le giustificazioni per infliggere la sanzione disciplinare: decorso tale termine, se non succede nulla, significa che il datore di lavoro ha deciso di non applicare alcuna sanzione ed il procedimento deve considerarsi archiviato.
Qualora il provvedimento disciplinare venga invece comminato oltre il termine perentorio fissato dal contratto collettivo, può essere impugnato per vizio procedurale.
Come impugnare un provvedimento disciplinare
Ogni sanzione disciplinare può essere impugnata in due modi:
1) entro 20 giorni chiedendo la costituzione del Collegio di conciliazione ed arbitrato presso la Direzione Territoriale del lavoro competente per territorio, composto da un rappresentante di ciascuna delle parti e da un terzo membro scelto di comune accordo o, in difetto di accordo, nominato dal direttore dell’ufficio del lavoro. La sanzione disciplinare resta sospesa fino alla fine del procedimento.
2) mediante ricorso giudiziale al giudice del lavoro.
In caso di licenziamento, il provvedimento deve essere impugnato, a pena di decadenza, entro 60 giorni dalla sua ricezione; Tale impugnazione diventa inefficace se non è seguita, entro il successivo termine di 180 giorni, dal deposito del ricorso nella cancelleria del Tribunale.
Conclusione
Rispondere in modo appropriato e tempestivo ad una lettera di richiamo è un passo cruciale per gestire al meglio la situazione ed evitare provvedimenti disciplinari, che possono arrivare fino al licenziamento.
Sicuramente farsi seguire da un legale esperto in diritto del lavoro è fondamentale per poter far valere i propri diritti e gestire al meglio la situazione.
Se hai ricevuto una lettera di richiamo, contattami per una consulenza.